ARMATO VINCENZO

ARMATOArmato Vincenzo nasce a Mazara del Vallo il 19 maggio 1952 dove vive e lavora. Dopo un lungo viaggio nell’anima dell’Arte Moderna e Contemporanea, decide di vivere un’esperienza nuova, aggregandosi al progetto Fumo d’Artista. Cioè incollare pacchetti di sigarette, accendini, fiammiferi, cartine e mozziconi di sigarette.

L’artista nelle sue opere intende trasmettere che il fumo è solo fumo, di tutto non rimane niente. Attraverso i suoi lavori comunica messaggi di interesse socio-culturale con coraggio, schiettezza e spontaneità. Ironia, aggressività e dissipazione, trasgressione e provocazione sono una sintesi del suo modo di essere nei confronti di un mondo che ritiene falso e ambiguo.

 

 Il concettualismo imperante, multimediale, qualunquistico ha portato l’homo abilis a innalzare volgari pacchetti di sigarette a fatto d’arte.

Dai colori ottenuti con polveri di carbone, crete ed ocre, il tutto mescolato a grassi animali e succhi vegetali, le dita o rudimentali pennelli di piuma per stendere i colori, le pareti di una grotta come supporto, (questi i mezzi per le prime esperienze pittoriche dell’uomo-artista), siamo passati ai colori ottenuti industrialmente da particolari pigmenti acrilici, i pennelli hanno ben altra consistenza e duttilità e per dipingere possiamo fare a meno di entrare di un antro. Vincenzo Armato pare uscito da una moderna caverna di Lescaux. I suoi composti presentano decise caratteristiche, evolute in chiave contemporanea, della pittura che con un assioma definiamo di Neandhertal.

Un pittore “neolitico” dei tempi moderni, dunque, che ripercorre iter e visioni dell’arte, rianalizzando con nuovi strumenti e concezioni quei concetti. La sua tavolozza è viva nei colori ed i suoi atteggiamenti nei confronti dell’arte sono ancora puri e “genuini” ancorché provocatori.

Cerca di meravigliarci con effetti bizzarri, scatole di sigarette, soldi od apporti collagistici, ha bisogno di ricorrere ad enfatizzanti atmosfere informali e di trattare il mondo in modo diretto con “brevi cenni sulla vita”, attraverso simbologie reali, per mezzo di immagini ed oggetti reali, vedi “Patrimonio Unesco”, 2010 (probabilmente perché in estinzione), che hanno una proprietà evocatrice, magica e storica insieme.

Soggetti che si riferiscono ad epoche vicine e lontane, Garibaldi e l’Afganistan, il fumo e il sesso, fatti di allusioni ed analogie, che conservano un certo significato (“Una vita fumata”, la sua) e si prestano a moniti univoci e che come ad Altamira, possono essere capiti in tutte le lingue. Non uccidersi col fumo. Non bruciare i soldi nelle armi e nelle guerre (straordinaria la serigrafia di “Tramonto afgano”) non inquinare. Al momento, di Terra ne abbiamo una sola. Il paradiso è vero come le sette vergini dell’aldilà musulmano. Armato Vincenzo, per dipingere dipinge.

Ma come artista ha un pessimo vizio: pensa.

D. C.