(…) “Alla sabbia che imprevedibile scivola e fugge sopra il piano, Torzolini ha proposto dapprima la nettezza del gesto, poi solo “Vibrazioni”, dunque parcellizzazione e moltiplicazione di quel gesto.
Sollecitata, la sabbia evoca “ad un certo punto” forme che mai potresti imporle , e che non ti appartengono. Elementi grafici molto lineari, striature, galassie rarefatte, poi volumi compatti come sassi, pianeti sconosciuti, vere strutture plastiche, perfette come uova e che parrebbero di granito, di pietra lavica immemoriale, emananti luce propria. Zenit dell’art: distinguere, mettere in evidenza una parte, un dettaglio e farne un assoluto” (…) testo critico di Marco Di Capua