FRANZOI DUILIO

Aula - 1981

Aula – 1981

Duilio Franzoi vive a San Donà di Piave. 
Fin da piccolo dimostra infatti talento artistico. Rimasto orfano di padre molto presto, la madre ha dovuto allevare sei figli in tenera età, nelle ristrettezze economiche in cui venne a trovarsi la famiglia.
Non fu avviato agli studi artistici perché era opinione che gli artisti sono gente senza regole, che vivono di espedienti… “Il ragazzo non farà mai l’artista”, si diceva in famiglia. Si diploma perciò tecnico di ricerche microbiologiche presso le Cliniche Universitarie S. Orsola di Bologna, trovando lavoro nel laboratorio ospedaliero di ricerche ematologiche, continuando tuttavia a coltivare la sua passione per la pittura.
Trova comunque comprensione nell’amico pittore Tino Piazza, suo compaesano di Noale, che ne condivide l’entusiasmo e lo sprona a dipingere. A questo periodo appartiene il dipinto ad olio “Gesù di Nazareth”. Dopo sporadiche esperienze pittoriche, Duilio Franzoi comprende la necessità di studi specifici e così inizia la regolare trafila scolastica artistica.
Con determinata volontà, frequenta i corsi della Scuola del Nudo all’Accademia di Venezia e, in seguito, si diploma al Liceo Artistico di Treviso, il tutto lavorando e con famiglia a carico. Si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia e si diploma con una tesi su Afro Basaldella.
Duilio Franzoi ha insegnato figura disegnata e anatomia artistica al Liceo Artistico di Oderzo.

Colori forti, vivi, spesso favolosi 

Duilio Franzoi non teme di riconoscere le proprie coordinate culturali, né di denominarle. Non presume, insomma, di fare i bei quadri a partire dal nulla, come è tipico dei dilettanti e proprio per questo ha posto alla base del suo lavoro l’osservazione e la meditazione continua sui maestri delle avanguardie europee, in primis Kandinsky, da cui vengono i colori forti, vivi, spesso favolosi dei suoi quadri.
E poi Afro, alla cui melodiosa scansione lirica ha dedicato – con il titolo “ I percorsi di Afro” – un impegnato e puntuale lavoro per il diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
E poi Emilio Vedova, suo maestro di pittura, che lo ha portato a comprendere la densa capacità significante del gesto pittorico, quando esso sgorghi da esperienza e cultura e non da improvvisazione casuale.
E poi anche, per dirli tutti, Armando Pizzinato del grande dinamismo metaforico dei gabbiani  e delle bandiere, con la sua sempre sorvegliata vitalità.
Vi sono, in questa mostra portogruarese, alcuni dipinti che testimoniano una compiuta capacità di “tenere” lo spazio del quadro e di farlo contemporaneamente diventare – come è necessario, se si parla d’arte – una metafora d’esistenza e dove, se è riconoscibile l’area culturale di partenza, non si può più parlare di suggerimenti “diretti” dei maestri citati: sono opere autonome, in cui l’esperienza estetica si è bruciata in una invenzione effettivamente attuata.
Il lavoro di Franzoi mi sembra oggi tutto proiettato in avanti, teso ad esplorare con foga, con denso entusiasmo il proprio futuro».

Giancarlo Pauletto

Dalla presentazione alla personale in Comune di Portogruaro, 1986

 

‘è una sua opera che lei ama più delle altre? chiedo.
“Non un’opera in particolare, ma dei periodi. Il periodo dell’ 86, quello della mia produzione astratta, quand’ero ancora fresco di studi. Ma anche quello dell’ 88, quando ho intuito la necessità di ritrovare la figura.”
Il pittore astratto è come un bambino che prende un balocco e lo smonta. Lui invece prende la figura e la scompone, la spacca. È una ricerca sull’ essenza delle cose. sugli archetipi. Ma poi nasce anche l’esigenza di ricom porre, di ricostruire… ed ecco che la figura ricompare, carica di significati, di emozioni. di suggestioni. ..Un’ultima domanda. Risponda senza rifletterci su: qual’ è il pittore che lei predilige?“Kandinsky. per tre motivi. Per ché tratta l’arte sua in maniera spi rituale. Kandinsky ha teorizzato la spiritualità dell’ arte, in una sua celebre opera. Perché, poi, i suoi colori hanno una fragranza, una pulizia. ..perché sono vivi. Amo Kandinsky, infine, perché è stato l’ autore del primo acquerello astrat to; l’arte astratta non è scevra di costruzione. Per me il suo “Punto, linea e superficie” è come una specie di Vangelo…”       Giuseppe Toffolo  in Sandonàdomani, maggio 1991