OPPO MARIA GRAZIA

Maria Grazia Oppo nasce a Ghilarza e vi trascorre la sua infanzia, per poi trasferirsi a Cagliari dove cresce come persona e come artista. Si diploma e specializza presso le Accademie di Belle Arti di Roma e Perugia e, in seguito ai suoi studi, insegna come docente di disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Artistico di
Cagliari per circa 35 anni. Giovane donna dal carattere piuttosto schivo, preferisce,
per diversi anni, approfondire le sue conoscenze e possibilità espressive con il lavoro in studio, disertando intenzionalmente le attività delle gallerie espositive,
sino a quando la sua produzione non desta l’interesse di esperti e appassionati che la spingono a socializzare la propria arte. Le sue opere vanno dalle istallazioni e sculture all’aperto, di grandi dimensioni in rapporto alle misure urbane, ai gioielli, per i quali riesce a creare un connubio di materiali diversi, incastonando preziosi fossili e minerali allo stato grezzo, o minuscole ceste in perfetta armonia, agli oggetti di uso comune ma rivisitati dalla mano dell’artista. Giunge così alla sua maturità artistica e personale, esprimendo nelle sue opere le proprie radici ma dotandole di ali che le rendono leggibili e comprensibile a tutti. Questo è chiaramente espresso nella mostra “Riflessi di giunco” che dal 20 maggio al 12 settembre di quest’anno è ospitata presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni popolari, a Roma. L’esposizione, che rientra nel progetto “Identità e differenze. La mano dell’uomo”, a cura di Elisabetta Governatori, mostra nelle opere dell’artista la forte necessità di collegare l’arte e il design con il lavoro dell’artigiano, che diviene così strumento contemporaneo a salvaguardia degli antichi lavori quali bene culturale di un popolo. Così la mostra “Riflessi di giunco” affonda le sue radici proprio nel territorio, nella Storia della Sardegna e si proietta nel futuro creando un dialogo ideale tra passato e presente, tra artigianato e arte, tra insularità e resto del mondo. Le opere partono da un nucleo centrale ospitato nella Sala delle Esposizioni temporanee, dove immagini proiettate a corredo dell’esposizione forniscono il filo conduttore che armonizza nella narrazione i diversi aspetti presenti negli stagni, quali la pesca, l’opera dell’artigiano, l’opera dell’artista e si distribuiscono lungo tutto il percorso del museo. La serie d’installazioni, fasci di filtri degli stagni integrati agli elementi dismessi di macchine industriali e gli elaborati gusci di fibra naturali trasformati in sedie, amache, culle, sostenuti da semplici e lineari strutture di ferro, si alternano ovunque nel Museo, talvolta in vetrina, talvolta in sala, accostati in modo armonioso agli oggetti del passato di tutto il Paese, in un dialogo intimo e costante. In quest’ambiente così suggestivo, abbiamo incontrato l’artista che ci ha incantato per la luminosità dello sguardo e la semplicità con cui si è concessa alle nostre domande.