CARDE’ FERNANDA

Verde - 2012     tecnica mista 70 x 100

Verde – 2012    tecnica mista 70 x 100

Fin da piccola, l’amore per l’arte, allora inconscio, già scorreva e alimentava la mia anima. Quelle interminabili passeggiate tra i borghi medievali, all’ombra del Castello di Cassacco, con le sue leggende che echeggiavano nel silenzio, imprimevano nella mia anima il pensiero e l’innata ricerca del trascendere, dell’assoluto… Naturale, quanto istintivo, è stato il riversarne i paesaggi e le emozioni sulle tele… Una spasmodica ricerca, del tutto innata, di plasmare il colore sui ricordi dell’anima.

Un percorso armonico in cerca di costante consolidamento… Solo il mare, nei miei soggiorni estivi immersi nella calda sabbia di Lignano come nella terra rossa di Puglia arsa dal sole, tra il mare di ulivi e il bianco tufo o fors’anche nel blu di Sanremo che t’inghiotte, ha saputo alimentare la mia energia creativa. Oggi, come allora, questi luoghi riflettono e vivono nelle mie opere, con la stessa energia e gioia d’un tempo…E questo percorso energetico non è giunto ancora a compimento.

 

Per affrontare con la dovuta chiarezza il mondo pittorico, di collocazione severamente informale, di Fernanda Cardè, è necessario un preambolo chiarificatore su questo suo modo di trascrivere tramite segni e colori, l’autobiografia della sua anima. Nel suo caso particolare, disquisire solo di ricerca informale è limitare i contenuti, omologandoli a quelli degli artisti che l’hanno preceduta. Per comprendere appieno chi è questa signora dalla tavolozza dolcemente inquieta, bisogna in breve ripercorrere il tragitto, dell’Informale, corrente pittorica che si diffonde negli Stati Uniti. (…) L’energia delle immagini nasce appunto dal desiderio della pittrice di evitare contrasti forti, ma solo di puntualizzare un dialogo coerente tra elementi visivi astratti. Per questo vorrei attribuire alla sua pittura la definizione che Proust applica alla ricerca dell’ego più recondito, e definire i suoi lavori come intermittenze del cuore.

(…) Fernanda Cardè trasferisce sulla tela un contrappunto di filamenti armoniosi e un’aggregazione di tacche cromatiche che, nella loro diversità formale, tendono a dialogare, in modo struggente, le une con le altre, planando in modo leggero sulla superficie. Se quindi queste composizioni di forme informi e di astratta purezza esulano dal caos casuale, possiamo forse azzardare un accostamento, o una giusta parentela, collocandoli nel solco dell’Informale Lirico.

(…) L’informale lirico della nostra pittrice è squisitamente italiano, direi di radici venete, per ciò che concerne le trasparenze tizianesche. Il suo è un continuo gioco delle parti, di corpi che appaiono come se fossero ripresi dall’alto, che tendono ad agglomerarsi come sotto la spinta di un’invisibile calamita. Il suo colore trasmette una bellezza non gridata che, se fosse traducibile in un passaggio musicale, si connoterebbe come un adagio. Ma trattandosi di pittura, soffermiamoci sulla compostezza di una tavolozza che gioca tra toni e controtoni, di tangibili microcosmi astratti che hanno raggiunto finalmente la pace, adagiandosi sul supporto della tela.

Pittura di quiete, allora, vive in queste pagine di bella cromia, e l’equilibrata dimensione visiva di una interiorità profonda. Di questo si avvale una forza esecutiva che riesce a immettere un nesso mirabilmente consequenziale fra l’impulso dell’ispirazione, e l’elegante comporre di un’esecuzione impeccabile, dove il contrappunto delle cifre segniche astratte di atonale monocromatismo, solo in apparenza irrazionali, gioca un proprio autonomo ruolo in un silenzio sospeso. C’è da domandarsi, senza certezza di risposte, da quale territorio dell’inconscio provenga il lirismo di questi mondi arcani, diversi ma contigui, estranei, eppure a loro modo stranamente familiari.

Ogni lavoro di Fernanda Cardè fa pensare al compimento di una preghiera, a una sommessa invocazione che si traduce in un canto.

Paolo Levi