RUSSO FRANCESCO

Solchi di carità   2011 olio su tela   30 x 40

Solchi di carità 2011 olio su tela 30 x 40

Francesco Russo è un artista serio, positivamente umano e consapevole della padronanza del mestiere, che gli fa amare la forma come atto di fede in una volontà superiore.

Quella, proprio nell’evoluzione formale, impegna ad amare la vita e tutte le creature, che nelle più svariate forme si rinnovano.
Consapevole di esistere a immagine e somiglianza, fonda le sua salda fede sulle parole che non passeranno e da quelle feconda d’amore la Speranza, onorando i valori familiari e il prossimo sempre caro agli uomini di buona volontà.


Le sue opere, da quando è maturato ad una più avvertita nozione del dolore, accendono la mente del fruitore come sintesi di una narrazione che, essenzializzata, si chiarifica illuminante, a lampo d’occhi, di fronte all’immaginario che si presenta semplice per poi proporre al pensiero considerazioni complesse.

Tali infatti cono quelle emergenti dai suoi “frastagli”, che come verità metaforiche si precisano ben diversamente da quanto s’intende come ogni ornamento decorativo reso elegante dalle linee irregolari e dagli intagli che esitano sporgenze e rientranze.

Il gioco decorativo che dona grazia a vesti e capitelli e alleggerisce la materia non è neppure quello che rende suggestivi i vari capricci dei rami e quelli delle montagne che s’inseguono a frammenti di-scontinui.
I frastagli di Francesco Russo dicono la disgregazione dell’unità presunta che, repentinamente, si frange, nei brandelli che determinano scompensi e lacerazioni. L’accensione dei colori propone respiro di bellezza matura, fruttuosa, poi intervengono gli scompensi e qui tutto degenererebbe nella nullificazione se non intervenisse il monito di fede: l’Uomo forte spera nella palingenesi, nel ritrovare l’intero, dopo, se non qui, altrove.


La lezione è di tipo Manzoniano: “I mali vengono bensì per nuocere…”, non si possono né prevedere, né eliminare.

Gli stessi ritornano ciclici. Nelle stagioni propongono segnali e progetti che vanno ben oltre la ragioni degli uomini.
Proprio loro sono responsabili di eccessi di fatiscenza, di rottami, di detriti, di frastagli irrecuperabili.

Russo li ammonisce al rispetto e alla cura delle cose che danno vita alla vita e, intanto, anche talvolta cedendo alla nostalgia di fronte all’evidenza degli abbandoni e delle smemoratezze, osa sperare.
Eccolo infatti attento al convincimento manzoniano: malgrado i frastagli, gli uomini che si riconoscono in un progetto superiore devono essere sicuri che  “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”.