Archivio mensile:febbraio 2014

CALI’ GASPARE

CALI'Gaspare Calì è nato a Pachino il primo di Giugno del 1947. Dipinge dal 1961. Di lui e delle sue opere hanno scritto e parlato numerosi critici e personalità del mondo dell’arte. È stato recensito su cataloghi e riviste specializzate. Ha ottenuto premi e riconoscimenti e le sue opere si trovano in Italia e all’estero. Ha insegnato all’Istituto Statale d’Arte di Siracusa, di Noto e al Liceo Artistico di Busto Arsizio.

Il Calì col suo simbolismo legato ai temi ed alle problematiche umane fa trasparire, una razionalità dell’intelletto, la sintesi eletta di materia e luce, chiaro e scuro, estetica e sensibilità, mente e cuore. Un arte quindi rassicurante in un rapporto dell’uomo con il mondo nella riappacificata conciliazione degli opposti.                 Eleonora Gallarati Del Pozzo

 

Gran bella tappa – “Vele sul mare” – lungo l’itinerario – più che quarantennale ormai – dentro la pittura, dal figurativo all’astratto, alla geometria dei colori, dapprima con gli influssi e la sperimentazione degli stilemi del bel dipingere e delle avanguardie del Novecento, e via via in maniera sempre più personale e affrancata; da costituire un a sé nella stessa scuola del paesaggio pachinese cui pure gli esordi lo apparentano, e poi- nel “paesaggio” della pittura. italiana toutcourt, la preziosa personale che Gaspare Calì inaugura sul tema appena espresso, giostrando á leitmotiv gli elementi essenziali del paesaggio siciliano, il Mare e il Cielo, con vele latine e scafi , alberi maestri di barche che non sono né caicchi né speronare né tozze imbarcazioni di mattanza, ma solo metafora dell’andar per mare, dello sconfinamento negli oceani della Luce.

Un’essenzialità della rappresentazione – composta per macchie di colore e sentimento del paesaggio, “fabulazione” di impervie geometrie della luce e quieto dispiegamento delle ombre – che per la rarefazione degli elementi, l’incisiva linearità della rappresentazione – fino al limite d’imbrigliamento della creatività più esplosiva nel rigore del gioco a levare – lo apparenta a certa ricerca del nitore e della limpidezza, degli elementi essenziali dell’eternità del paesaggio siciliano sottratto alle contaminazioni spurie del progresso, di certa grafica di Piero Guccione, cui di suo, Gaspare Calì, fonde quella ricerca di armonie dell’insieme che tanto tentò Paul Klee verso la: musicalità della composizione pittorica.

Quattordici opere e sedici bozzetti in quattro riquadri, a far trenta immagini che compongono e scompongono la smania dell’occhio verso l’Infinito – forse provata dalle alture dell’eremo dello studio costruito nel pizzo più alto di Torrefano – dove lo sguardo davvero può smaniare, nei giorni di quiete, di limpida agonia del mare sotto la sferza delle calure dello scirocco, fino agli orizzonti che segnano il confine di Grecia o il limite delle Arabie. Mare e vele, o meglio, -”Vele sul mare”; come metafora di una poetica pittorica che cerca – e con squisita sapienza pittorica. trova – il darsi uguale e mutevole della. natura marina, ora sotto il quieto flusso degli zefiri ora sotto l’influsso più ruinoso del maestrale.

E sono tele, quelle che Gaspare Calì espone in questa ennesima personale, dove una mano magistralmente temperata al segno pittorico plasma e domina la materia, esprimendo una straordinaria quiete interiore, senza l’assillo di voler stupire, senza dover dimostrare la sua perizia d’artista impressionista, ma come esercizio di liricità tutta dettata dai moti interiori dell’animo, che si ritrova, nel biancore delle vele, nelle variegate risonanze dei cristallini delle acque, come espressionismo sonoro, di densa tempra musicale. Con lievi pennellate – d’acrilico o di tempera – senza disegno, senza tratti di carbonella a far tracciati di colore da riempire, in questa personale Calì sembra trovare un’assoluta dimensione di libertà espressiva, intessendo un delicatissimo dialogo con l’arte lungo le labirintiche geometrie dell’Infinito.

Apparentemente meno incisiva, tematicamente, della fortunata serie delle “donne siciliane” alluttate dai lunghi scialli, con le labbra sempre serrate dall’apprensione o come impegnate nell’esercizio dei rosari a cantilena, questa ultima mostra vira di centottanta gradi la ricerca espressiva e compositiva di Gaspare Calì, si fa tappa essenziale – e di peculiare rilievo – verso altre tappe di ricerca che disdegnano – come sempre hanno disdegnato – la cristallizzazione nella ripetizione di un clichè, nella fissazione di uno o più stilemi definitivamente chiusi – a concludere ed esaurire – quell’anelito di ricerca inquieto e irrequieto verso sempre nuovi orizzonti di espressione artistica e personale.

Vi ho visto, in queste tavole, fin dalla prima veloce scorsa in una serata estiva che volle mostramele tutte, appoggiandole lungo le pareti dello studio della casa paterna – fino a dimenticarci della stessa sera che si ammantava: intanto del buio della notte – una sorta. di ricerca del divino e dell’assoluto, che Gaspare ha intrecciato con la geometria plastica del Creato, per cui mi parvero subito vele dentro tragitti non di banale regata, non dirette verso il giro di boa, non animate dalle urla dello spinnaker, ma vele dentro i tragitti esistenziali dell’essenzialità del vivere, di cui é sempre paradigma inequivocabile la luce e il colore.

Colore e luce, dunque, nell’andirivieni del tempo di regata della vita, con scafi e vele che segnano, metaforicamente, partenze e ritorni, invisibili mete e inesistenti porti di partenza, vele nel qui e ora dei mistero del cielo e del mare, con cui – ieri come oggi – l’umanità commisura la sua limitatezza e lo sgomento domandarsi di creatura pensante nell’insieme del Cosmo.

Tutto questo mi pare di aver intuito e visto, in questa raffi nata tappa che segna una particolare accensione lirica, nella ricerca di Gaspare Calì, insieme a quello che palpabilmente poi in sé ogni singolo quadro racchiude e conclude, ovvero la rara capacità di rendere elegantemente musicale la formale plasticità delle geometrie, il sonoro delle macchie di colore che si fanno sconfinata distesa marina nella quale il cielo rispecchia le sue vibranti melodie per raffi nate luminescenze riflesse.

Quadri forse, che trovano la sua ridondante ricchezza nella vista d’insieme, da comprare ed esporre, se proprio sia la collezione da smembrare con il vile mercato della compravendita, almeno in blocchi di quattro, per gustare quel felice gioco dei rimandi, quel gusto delle piccole -variazioni e delle insistenze, quel fare e rifare come uguale a l’altra ogni tavola, con permute e travasi di dettagli, con tocchi e ritocchi a campionature di stilemi compositivi e “idiomi” del colore, perché è in questo che il tema dell’infinito darsi uguale e mutevole del mare, della luce, del colore della vela come metafora dell’andare – per mari ma anche per terre, e dell’andare nel tempo commisurato dagli anni – trova la sua felicissima ricchezza espressiva. Vi ho visto, e credo vi sia, in questa personale di Gaspare Cali, un’essenzialità che si fa prepotentemente segno incisivo, delicato paradigma del sereno travaglio dell’animo alle prese con temi – nel discorso interiore che le tavole adombrano – di leopardiana memoria, ancorché virati dalla terra recanatese al mare siciliano, dalla lirica dei sonetto alla lirica del colore. Straordinaria tappa, dunque, “Vele sul mare”, dell’itinerario artistico e insieme esistenziale d’un pittore – a me caro da sempre – nella pienezza della sua maturità artistica.                           Giuseppe Drago

CARDE’ FERNANDA

Verde - 2012     tecnica mista 70 x 100

Verde – 2012    tecnica mista 70 x 100

Fin da piccola, l’amore per l’arte, allora inconscio, già scorreva e alimentava la mia anima. Quelle interminabili passeggiate tra i borghi medievali, all’ombra del Castello di Cassacco, con le sue leggende che echeggiavano nel silenzio, imprimevano nella mia anima il pensiero e l’innata ricerca del trascendere, dell’assoluto… Naturale, quanto istintivo, è stato il riversarne i paesaggi e le emozioni sulle tele… Una spasmodica ricerca, del tutto innata, di plasmare il colore sui ricordi dell’anima.

Un percorso armonico in cerca di costante consolidamento… Solo il mare, nei miei soggiorni estivi immersi nella calda sabbia di Lignano come nella terra rossa di Puglia arsa dal sole, tra il mare di ulivi e il bianco tufo o fors’anche nel blu di Sanremo che t’inghiotte, ha saputo alimentare la mia energia creativa. Oggi, come allora, questi luoghi riflettono e vivono nelle mie opere, con la stessa energia e gioia d’un tempo…E questo percorso energetico non è giunto ancora a compimento.

 

Per affrontare con la dovuta chiarezza il mondo pittorico, di collocazione severamente informale, di Fernanda Cardè, è necessario un preambolo chiarificatore su questo suo modo di trascrivere tramite segni e colori, l’autobiografia della sua anima. Nel suo caso particolare, disquisire solo di ricerca informale è limitare i contenuti, omologandoli a quelli degli artisti che l’hanno preceduta. Per comprendere appieno chi è questa signora dalla tavolozza dolcemente inquieta, bisogna in breve ripercorrere il tragitto, dell’Informale, corrente pittorica che si diffonde negli Stati Uniti. (…) L’energia delle immagini nasce appunto dal desiderio della pittrice di evitare contrasti forti, ma solo di puntualizzare un dialogo coerente tra elementi visivi astratti. Per questo vorrei attribuire alla sua pittura la definizione che Proust applica alla ricerca dell’ego più recondito, e definire i suoi lavori come intermittenze del cuore.

(…) Fernanda Cardè trasferisce sulla tela un contrappunto di filamenti armoniosi e un’aggregazione di tacche cromatiche che, nella loro diversità formale, tendono a dialogare, in modo struggente, le une con le altre, planando in modo leggero sulla superficie. Se quindi queste composizioni di forme informi e di astratta purezza esulano dal caos casuale, possiamo forse azzardare un accostamento, o una giusta parentela, collocandoli nel solco dell’Informale Lirico.

(…) L’informale lirico della nostra pittrice è squisitamente italiano, direi di radici venete, per ciò che concerne le trasparenze tizianesche. Il suo è un continuo gioco delle parti, di corpi che appaiono come se fossero ripresi dall’alto, che tendono ad agglomerarsi come sotto la spinta di un’invisibile calamita. Il suo colore trasmette una bellezza non gridata che, se fosse traducibile in un passaggio musicale, si connoterebbe come un adagio. Ma trattandosi di pittura, soffermiamoci sulla compostezza di una tavolozza che gioca tra toni e controtoni, di tangibili microcosmi astratti che hanno raggiunto finalmente la pace, adagiandosi sul supporto della tela.

Pittura di quiete, allora, vive in queste pagine di bella cromia, e l’equilibrata dimensione visiva di una interiorità profonda. Di questo si avvale una forza esecutiva che riesce a immettere un nesso mirabilmente consequenziale fra l’impulso dell’ispirazione, e l’elegante comporre di un’esecuzione impeccabile, dove il contrappunto delle cifre segniche astratte di atonale monocromatismo, solo in apparenza irrazionali, gioca un proprio autonomo ruolo in un silenzio sospeso. C’è da domandarsi, senza certezza di risposte, da quale territorio dell’inconscio provenga il lirismo di questi mondi arcani, diversi ma contigui, estranei, eppure a loro modo stranamente familiari.

Ogni lavoro di Fernanda Cardè fa pensare al compimento di una preghiera, a una sommessa invocazione che si traduce in un canto.

Paolo Levi

CARDINALI ROCCO

Dedicato a...te - 2012  mista 145 x 55

Dedicato a…te – 2012
mista 145 x 55

Cardinali, una forte presenza artistica cilentana, inquieto sperimentatore di ipotesi. Una presenza statica, anche scolastica oltre che familiare, nella propria terra. Porta dentro di sé un Cilento saldamente radicato alle tradizioni, ben consapevole della indispensabilità di un’apertura alle cadenze più coinvolgenti dell’arte contemporanea, soprattutto nella ricerca di una simbolicità archetipica, nella quale far confluire la carica antropologica di un Cilento scontrosamente socievole, chiuso al calore del focolare e spalancato allo sguardo del mare. Un Cilento, profumato di eriche e ginestre, scandito da montagne sacre, vissuto in una intimità amorosa, nelle civiltà che lo hanno percorso, lasciando segni indelebili di una stratificazione storica e culturale che l’artista è impegnato a ricomporre nella montuosità marina dei suoi modelli di ispirazione esistenziale e di trascrizione estetica.

Cardinali ama, tuttavia, proiettare sullo schermo di una contemporaneità, lacerata da gravi problematiche sociali, in un modo sempre più percorso dal male e dai suoi disgreganti effetti, il tema del sacro.

 

Cardinali si impone soprattutto per la singolare espressività da ricondurre al lavoro delle mani: pittura, scultura, ceramica, bronzo, tecniche tutte esposte alla forza del colore e del fuoco, nella sorpresa di un’arte affidata alla meraviglia di se stessa. (Prof. Francesco D’Episcopo)

CASULA GELSOMINO

CASULAScultore e pittore autodidatta, nato ad Uta (CA) nel 1953, dopo aver vissuto in varie parti d’Europa, si è stabilito ad Altavilla Silentina (SA).

“Ha uno straordinario talento, è apprezzato nel mondo dell’arte per i suoi studi rivelativi; la sua opera, di genere irripetibile, incontra la natura del legno o delle pietre rendendola unica al mondo per sempre. Rievoca dal profondo dell’anima l’essenza delle cose “quel sacrale che non potrà mai morire” creando sculture, monumentalità di inestimabile valore per questo nuovo millennio. Le sue opere si trovano in molte parti del mondo, presso musei, gallerie, municipi e collezionisti. Città attente alla sua opera arredano e valorizzano gli spazi urbani con pietre appartenenti alla natura di quei luoghi in una maniera unica al mondo.”

L’Accademia Internazionale Arte del Tempo, in collaborazione con il Maestro Gelsomino Casula, hanno istituito  il premio dedicato all’ Uomo di Uta. Esso ha dato vita ad una vetrina estesasi in tutta la provincia di Salerno, e non solo, creando un itinerario sulle tracce dell’arte all’interno delle nostre più diverse attività valorizzando eventi, piazze e luoghi d’arte.

In questo modo hanno dato vita alla favola della ricerca artistica dove per costruirla c’è stato bisogno di trovare la valenza autentica che scopre per davvero la natura dei nostri luoghi, valorizzando e ridistribuendo questo valore. Questo è un momento dove la magia illumina la luce vera di un tempo mistificato.

Gelsomino Casula riesce a premiare e valorizzare con la sua arte alcune delle migliori attività di spicco.

Il chiaro appartiene alla luce; lo scuro appartiene al non consapevole; quando la mente incide attraverso la consapevolezza diventa forma analitica sino alla lettura dell’anima geniale, della vitalità non accessibile. Il minerale è abitato dalle venature così è il vegetale così è l’uomo così è dove scorre la vita.

Si studia un altro aspetto della vicenda esistenziale, si vorrebbe contattare l’energia che interagisce nella materialità. L’anima costruttiva della mente si interroga sul chiaro e lo scuro della visione.

“Il chiaro” è parte di ciò che la mente ha percepito, che è riuscita a comprendere, è il ricordo del proprio vissuto, della propria esperienza di vita rendendo chiara all’anima rivelativamente.

“Lo scuro” è il mistero più grande dell’esistenza. E’ quello che l’anima non può far suo, deve aspettare il suo compimento inconscio. Non è afferrabile in modo definito, ma è accessibile agli illuminati. E’ il principio vitale che segna e lascia le sue tracce stratificando segni e ricordi. Le pietre sono cariche di storia e di messaggi ora bisogna rivelarle, se la natura lo permette, ci racconta i suoi segreti

 

 

 

 

 

 

 

CERLETTI REMO

CERLETTICerletti Remo in arte Remic è stato allievo di Francesco Torazza e di Giuseppe Brambilla detto il Sancina. Ha al suo attivo diverse mostre e manifestazioni d’arte.

“La poesia del paesaggio” ha il merito di commuovere diversi pittori, i quali si lasciano suggestionare dall’incanto panteistico della natura.

Nelle opere dell’artista Remo Cerletti in arte “Remic”, l’impaginazione della realtà avviene attraverso una sollecita espressività del colore, dove le immagini lombarde si sposano alle atmosfere sognanti delle Alpi, le calde visioni del centro-sud agli orizzonti magici dell’Irlanda: visitata ed amata.

Predomina sempre lo stato d’animo nei suoi quadri, l’afflato lirico del paesaggio, l’incanto dei luoghi magistralmente  ripresi dal Cerletti, un vero “rè” ad immortalare luoghi ed aspetti diversi da luogo a luogo.

Evidenzia rive opime e corsi d’acqua, boschi ed alberi svettanti ai piedi dei ghiacciai, fiori del sottobosco e campi ricchi di gelsi e di casette di campagna. In talune opere prevale l’azzurro, che serve a rendere il tono romantico dell’ambiente, come se venisse ingemmato da un’aura surnaturale…”                                 Antonio De Bono

CIANCI CARMINE

Identità nel caos      bassorilievo in carta pressata e acrilico 50 x 35

Identità nel caos
bassorilievo in carta pressata e acrilico   50 x 35

Carmine Cianci nato a Corigliano Calabro, si forma artisticamente a Napoli, ove frequenta prima il Liceo Artistico Statale, raggiungendo la Maturità Artistica, e poi l’Accademia di Belle Arti, conseguendo, con lode, il diploma di laurea del corso di Scultura del Maestro Augusto Perez, di cui è stato l’allievo prediletto. Si circonda della stima e dell’amicizia dei maggiori esponenti di spicco della cultura artistica napoletana degli anni ’60 e ’70, fondatori di diverse rivista su cui vengono affrontate tematiche della poesia visiva e materica. Successivamente fonda, con altri artisti napoletani in Calabria, l’Associazione “Europarte”, intesa a diffondere nuovi parametri di sensibilità artistica, specialmente nell’aria meridionale.

Nel ’90, con Luciano Caruso, crea le “Le Porte di Sibari”, Associazione dedita a rilanciare il discorso sull’arte sperimentale, partendo dall’ambito della scrittura visuale e materica. Scultore, pittore, è una delle presenze meridionali più qualificate nell’ambito della poesia visiva e della scrittura-materia. La sua arte è rivolta al riscatto del sensibile nel tempo. Dalla fine degli anni Sessanta si interessa attivamente del linguaggio poetico-materico e del metalinguaggio ed è presente con mostre personali in Italia e all’Estero e nelle maggiori rassegne del settore. E’ presente nel volume “Lo sperimentalismo a Napoli” – interventi 1966 -1990 a cura di Luciano Caruso edizione Belforte, Livorno. Cura, inoltre, mostre di poeti visivi. Come scultore è un artista fra i più interessanti e completi dell’ultima generazione. Nelle sue opere scultoree, pubbliche e private è evidente l’attenzione verso il discorso antropologico della società meridionale. Si evidenzia, anche, il contestualizzare gli interventi rapportandoli al territorio e alla sua identità, l’immaginario antico con il linguaggio contemporaneo o più precisamente metalinguaggio. Le sue composizioni scultoree non sono indifferentemente supporto e materia, sagome e sfondo, ma espressione del quotidiano, come èthos della storicità, come emblema della propria epìsteme , togliendo ogni inerzia alla materia, portandola in arie più respirabili e, nello stesso tempo, apre il percorso alla suggestioni del pensiero vivente e fugace. Operatore culturale instancabile, partecipa ed anima la realtà artistica del territorio ove opera e nella quale riveste un ruolo di primo piano. Il XVI Premio “We Build”, gli viene Assegnato dal Kiwanis International, per “I Cinque Calabresi Eccellenti” , Castello Ducale. Mentre il premio alla Carriera “Costruire Sogni Istallando Pensieri” gli viene Assegnato dall’ Amministrazione di San Demetrio Corone nel Chiosco del Collegio di San Adriano. Le sue opere sono in musei, pinacoteche e archivi artistici di tutto il mondo.

Ha realizzato:

  • Il mistero pasquale dell’uomo, portale bronzeo, ad altissimo rilievo (mt 2,48 x 3,98) Chiesa S. Antonio, Corigliano Cal.
  • Monumento ai caduti di tutte le guerre, gruppo scultoreo, (h mt 1,90) P.za V. Veneto, Corigliano Cal.
  • Fortunato Bruno, busto bronzeo per il Liceo Scientifico Corigliano Cal.
  • L’acquaiolo, scultura/fontana, in bronzo, Villa Margherita Corigliano Cal.
  • Don Giovanni Pezzullo, busto bronzeo, Regina;
  • Il Battesimo di Gesù, altorilievo, (mt 1,50 x 2,16) Cropalati;
  • Il cammino della fede, formelle per il portale di S. Maria Maggiore, Corigliano Cal.;
  • Carabiniere, statua-ritratto in bronzo, (h mt 190) Bisignano;
  • Via Crucis, quattordici stazioni in bronzo (cm 50 x 35) Chiesa S. Francesco, Corigliano Cal.;
  • S. Francesco di Paola, busto bronzeo, (h mt 1,20) Chiesa dell’Immacolata, Corigliano Scalo;
  • Il cammino della carità, portale bronzeo per il Santuario S. Francesco di Paola, (mt 4,50 x 3,00) Corigliano Cal.;
  • Padre Pio, statua bronzea (cm 190) Gragnano; S. Francesco di Paola, statua bronzea, Buenos Aires, Argentina;
  • L’amore di Dio lungo il tempo storico, portale per la Chiesa dell’Immacolata, (cm 250 x 350) Corigliano;
  • L’Evento, bassorilievo (mt 1,50 x 2,15) Chiesa S. Michele, Crosia;
  • Tra Fede e Leggenda, porta monumentale (mt 2,55 x 5,30) per la Chiesa Matrice, Longobucco;
  • L’Annunciazione, bassorilievo, (cm 150 x 215) per la Chiesa S. Michele, Crosia;
  • Galeazzo di Tarsia, busto bronzeo, Belmonte;
  • La visita di Maria, bassorilievo (cm 150 x 215) Chiesa S. Michele, Crosia;
  • Vergine Assunta, porta bronzea dedicata alla Vergine Maria Assunta (mt 1,60 x 2,80 cm) Longobucco;
  • San Francesco di Paola, porta bronzea dedicata a San Francesco (mt 1,60 x 2,80 cm) Santuario Maria Assunta, Longobucco;
  • Padre Bernardino Otranto, bassorilievo, Cropalati
  • Maria madre del popolo di Dio, gruppo bronzeo (mt 1,80) Chiesa di Maria Madre Rossano;
  • San Francesco di Paola, monumentale statua bronzea (mt 3,20) Vieste;
  • La felicità nel giardino della natura, pannello (mt 7,30x 1,90) Parco giochi, Corigliano Scalo;
  • San Pio, statua bronzea (mt 1,80) Cropalati;
  • Busto, ritratto di Vincenzo Tieri, bronzo (cm 80) Corigliano Scalo;
  • Tributo al pescatore, Piazzetta Fiume, Schiavonea;
  • Monumentale scultura a San Nilo, bronzo (h cm 250), Piazza Matteotti, Rossano;
  • Monumentale scultura a San Bartolomeo, bronzo, (h cm 220), Nuova Piazza dedicata a San Bartolomeo, Rossano.
  • Pannello commemorativo in bronzo dedicato a Marilena Amerise, Corigliano Scalo.
  • Colossale statua in bronzo di San Francesco di Paola per il porto di Schiavonea, (h mt 21 compreso piedistallo).
  • Gruppo scultoreo dedicato a madre Isabella de Rosis Rossano.
  • Pannello commemorativo in  bronzo dedicato a Marilena Amerise, Corigliano Scalo.
  • Colossale statua in bronzo di San Francesco di Paola per il porto di Schiavonea, altezza metri 21 compreso piedistallo. 
  • Gruppo scultoreo dedicato a madre Isabella de Rosis Rossano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

COMPARE CARMELO

compareCarmelo Compare vive e lavora a Montesarchio. Terminate le scuole superiori, si iscrive alla facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, che abbandona per la forte passione che sempre più lo lega alla pittura.

Si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Napoli per staccarsene subito dopo aver sostenuto gli esami d’ammissione. Il motivo, probabilmente,il grande ed irrinunciabile desiderio di autonomia estetica. Alla fine degli anni ‘70 si trasferisce a Milano, invitato dal maestro B.Cassinari , dove ha inizio il viaggio artistico di Carmelo Compare.

Carmelo Compare va alla ricerca nelle sue opere di un terreno connettivo tra il passato e il futuro della sua storia. Cerca di dare alla materia un valore cosmico, grida al viaggiatore smarrito che il futuro di se stesso può costruirsi solo valorizzando i prodotti del terreno in cui vive, come l’albero che dà vita e vive solo radicato al proprio terreno in cui si perde … I simboli della nostra tradizione millenaria riemergono nelle sue opere come forze vitali, strappate dal letargo imbalsamante nel tempo; diventando i compagni di viaggio e i testimoni del suo viaggio interiore …                                             Claudio Votino

 

 

 

 

 

 

 

CONSOLE MAFALDA

Se stessi negli occhi degli altri Arte Digitale  Stampa su tela 50 x 70

Se stessi negli occhi degli altri
Arte Digitale Stampa su tela 50 x 70

Mafalda Console- M@f, detta webgrafa, animale mitologico metà donna metà artista digitale. Come da buona tradizione formativa frequenta liceo artistico e accademia delle belle arti, poi incontra il pc e le possibilità di espressione consentite dalla grafica computerizzata.

In questo incontro fra tecniche tradizionali e nuove tecnologie nasce la sua espressività, una linea artistica che sfrutta fino in fondo le tecniche per dare corpo all’intimità più profonda della propria psicologia.

I colori, i contrasti, gli elementi grafici riportati dalla realtà e dal sogno si intrecciano su un piano estetico di valore immediato, ma nella loro visione lo sguardo può leggere il discorso che Mafalda conduce sulla vita, sui sentimenti e le relazioni, su sé stessa e sugli altri.

L’intreccio delle tecniche diventa dunque soluzione espressiva delle esigenze artistiche, traduzione di esperienze esistenziali fissate attraverso il tratto della mano o lo scorrere del mouse, come una sorta di metafotografia dell’anima.                                         Dott. Valerio De Nardo

 

 

 

 

 

 

 

 

COSAGA

 

Chiara d’Assisi  carboncino su murillo 40 x 60

Chiara d’Assisi
carboncino su murillo 40 x 60

La pittrice-grafica Cosentino Agatina, in arte Cosaga, ha compiuto gli studi d’arte a Catania, sua città natale sotto la guida dei maestri Maugeri e Marletta. Si è trasferita a Livorno che considera una sua patria, all’inizio degli anni ’60. Predilige la pittura ad olio, il ritratto in particolare, ma ama molto anche carboncini, gessetti, matite, china, tempera ed acquerelli. E’ stata Presidente Nazionale della Commissione Arte della Fidapa ed è l’ideatrice e la promotrice della Rassegna d’Arte organizzata ogni anno da questa associazione.

Ha collaborato al Progetto Triennale “Altri Sguardi sulla Storia” 1997-2000 della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Livorno realizzando il logo dell’iniziativa, la copertina del volume che raccoglie i materiali didattici del percorso e sei “Ritratti di Donne”, filosofe, scrittrici, poetesse dall’antichità ai giorni nostri, per la mostra dei lavori che si è tenuta nel chiostro della Madonna. docente e coordinatrice del Laboratorio di grafica dell’Università della Terza Età ed organizza, durante ogni anno accademico, una mostra allestita nel salone della Circoscrizione 3 del Comune di Livorno e incentrata, di volta in volta, su temi di valenza sociale e culturale che costituisce, ormai, un appuntamento atteso dal numeroso pubblico che, immancabilmente, la visita interessato.

Ha esposto sempre per invito in qualificate manifestazioni d’arte riportando notevoli successi. Ha allestito un gran numero di personali in Italia e all’estero, le sue opere, oltre che in numerose collezioni private in Italia, Svizzera, Stati Uniti, Russia, Francia, Australia, Svezia, si trovano in Chiese, Musei, Comuni e Pinacoteche.

Recensioni ed articoli sulla sua arte sono apparsi sulla stampa periodica specializzata, su quotidiani e riviste. E’ inserita in un centinaio di pubblicazioni d’arte ed è presente nei più prestigiosi annuari e cataloghi di arte moderna. Le sue opere sono inserite anche in numerosi testi di storia dell’arte nazionali e non.

 Eccezionale ritrattista, ama collocare la figura umana come metro e centro dell’opera, ma elegge a soggetti pittorici anche paesaggi, nature morte, cavalli e fiori.

Il tratto è vigoroso, il colore caldo risuona drammatico in profondità, la materia è semplice, sintetica. L’insolito è presente e seduce. La figura, anche quando interagisce con il paesaggio e con la società, si staglia solitaria secondo la duplice connotazione della singolarità, come irripetibilità dell’essere umano, e della solitudine, come sua condizione ontologica.

Numerose sono state le esposizioni personali e collettive di Cosaga in Italia (Livorno, Roma, Napoli, Pisa, Milano, Genova) e all’estero (S. Marino, Hallastahammar, New York, Los Angeles). Inserita in un centinaio di pubblicazioni d’arte, l’artista è presente nei più prestigiosi annuar…….. le sue opere si trovano nei Musei Vaticani, nel Museo Storico Nazionale di Foggia, in Chiese varie e collezioni private in Italia Francia Stati Uniti Svizzera e Australia.                              Antonietta Pappalardo

 

CRISAFULLI NUNZIATINA TITTI

Intimità - 2008 olio su tela 40 x 60

Intimità – 2008    olio su tela 40 x 60

Accade a tutti gli artisti: nel tempo, mutamenti dell’anima modificano il percorso pittorico del pittore, negli stilemi, nella tavolozza dominante, nell’adozione della materia.

Così è successo alla pittrice messinese Titti Crisafulli; l’artista gravitando tra boschi e silenzi notturni dannunziani di luna, tra massaie ed artigiani o classicheggianti ritratti femminili, dialoga con le sue tele, con un unico fil rouge: le radici del futuro hanno un cuore, antico.

Fatti Titti Crisafulli ha espresso la volontà di rendere omaggio, con la sua raccolta, al mondo del lavoro degli uomini. In particolare, la pittrice, come una buona antropologa, è andata ricercando, apprendista Noè, le fatiche dell’uomo nell’atto del compiersi di quella meticolosa ed originale produzione d’artigiano; processo, questo, d’identificazione con l’attività pittorica, in quanto unica ed originale, esclusivo prodotto della creatività umana. …

Ho seguito il variegato iter del completo repertorio figurativo di Crisafulli; avvantaggiata, forse, dall’essere un critico al femminile, di alcune opere potrei persino ricostruire, senza incertezze, occasioni emotive ed intellettuali che rendono ogni quadro specchio di una porzione del suo tempo, di ciascun momento della vita, dalla solitudine delle notti di languida luna che accompagna con lo sguardo il perduto poeta, alla voglia di libertà e di giovinezza simboleggiata dalle dinamiche posture di giovani cavalli rappresentati nella pienezza del loro vigore, dai colori che, a volte, si abbandonano al flusso di forme baroccheggianti e talune altre ad “impressioni di forme”. …

 

… Scaturisce da questo amore reciproco tra l’uomo e la terra il racconto pittorico della pittrice, storia di un amore che porta dove conduce il sentimento, senza alcuna cerebrale preoccupazione di dover seguire mode o tendenze, in una sorta di naiveté che, al di là della perfezione tecnica, tocca le infinite corde del cuore per consegnarci pagine di poesia …”Quella donzelletta che vien dalla campagna in sul calar del sole” o la fragranza del pane appena sfornato, a spendersi nell’aria … sapori antichi che rimandano, al di là delle tele, ad un focolare domestico di camini e braceri attorno ai quali, senza i fragori della TV, si comunicava intensamente, insieme … con poche parole, con qualche preghiera o … con un amabile silenzio!

Maria Teresa Prestigiacomo

 

D’ADDEZIO LAURA

Bosco blu         40 x 50

Bosco blu                                                40 x 50

Laura D’Addezio è nata a San Marino il 31 ottobre 1966 da madre veneta e padre abruzzese. La passione per l’arte l’ha sempre avuta sin da bambina e in parte a questo ha contribuito molto la madre che la portava spesso a teatro, all’opera e a mostre di grandi pittori. Ha iniziato il suo percorso di artista partecipando a varie mostre collettive e, nel febbraio 2007, la prima personale.

Il soggetto che predilige dipingere è il bosco, che per lei è un luogo magico, misterioso, intrigante ma nello stesso tempo accogliente, rilassante e non irraggiungibile.

A rendere speciali questi quadri, infatti, oltre all’esecuzione artistica, è la personalità di Laura che emerge attraverso le sue scelte stilistiche ed il suo modo di operare. Ogni tela viene trattata precedentemente, affinché risulti ruvida, ogni quadro è realizzato esclusivamente con la spatola, anziché con il pennello; procedendo in questa maniera il dipingere diventa quasi un gesto rituale, durante il quale l’artista riporta il proprio stato d’animo, e la sua percezione sulla tela, coinvolgendo corpo e spirito contemporaneamente.

Tela dopo tela, osservando la resa dei raggi di luce che penetrano tra i rami o le ombre proiettate dal fogliame sul terreno, scopriamo di provare le stesse percezioni di quiete, di silenzio, ma anche di inquietudine e di mistero, che questo luogo naturalmente ci suscita. Oltre al realismo del paesaggio e alla cura dei dettagli, che rimandano ai prediletti impressionisti francesi e soprattutto a Monet, l’artista dona alle sue tele un valore aggiunto, attraverso l’uso del colore e dell’inquadratura. Ripresi di scorcio, con tonalita’ fredde che vanno dal blu al viola o al rosa acceso, i boschi di Laura diventano irreali e spesso, gli spogli tronchi in primo piano sembrano scandire un percorso all’interno del quadro stesso. A rendere speciali questi quadri, infatti, oltre all’esecuzione artistica, è la personalità di Laura che emerge attraverso le sue scelte stilistiche ed il suo modo di operare. Dipingere diventa quasi un gesto rituale, durante il quale l’artista riporta il proprio stato d’animo, e la sua percezione sulla tela, coinvolgendo corpo e spirito contemporaneamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

D’ALOISIO MAYO ANNA

Donne senegalesi cantano l’Africa e l’Islam -1989  olio su tela 120 x 120 dal trittico “Il bianco” Galleria d’arte Moderna Musei Vaticani

Donne senegalesi cantano l’Africa e l’Islam -1989
olio su tela 120 x 120 dal trittico “Il bianco”
Galleria d’arte Moderna Musei Vaticani

Anna d’Aloisio Mayo ha allestito mostre personali ed ha partecipato ad esposizioni collettive in Italia ed all’estero, riscuotendo ampi consensi di pubblico e di critica.

Tra le sue recenti esposizioni figurano Europe Art (Ginevra), Artexpo (New York), Euroart (Barcellona), Festival San Leuciano (Caserta).

Alla sua attività artistica è stato dato ampio risalto su quotidiani (La Repubblica, Corriere della Sera, Il Messaggero ecc.),nelle riviste d’arte Quadri & Sculture e Flash Art e in diversi libri d’arte.  Si è interessata alla sua arte, inoltre, la Rai-TV. Hanno scritto di lei diversi critici, tra i quali A. Romani Brizzi, G. Martino, V. Apuleo, M. Menghini e G. Selvaggi.

Molte delle sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche. Una sua opera fa parte della collezione della Galleria d’Arte Moderna-Musei Vaticani.

È stata selezionata per la pubblicazione dal titolo “EdizioneSpeciale 150°”  dall’unità d’Italia al Federalismo dell’Arteovvero, il viaggio alla riscoperta delle tendenze artistiche regionali italiane dal 1861 ad oggi, a cura dell’Ass. Culturale “Italia in Arte” di Brindisi sotto l’Alto Patrocinio dell’Assessore al Mediterraneo Cultura e Turismo Regione Puglia. Membro Emerito Honoris Causadel movimento intellettuale del movimento intellettualedel Federalismo dell’Arte dal 1861 al 2011 con la seguente motivazione: “Per aver contribuito culturalmente, all’affermazione del principio di libertà, che ispirò i Padri Fondatori del nostro Risorgimento”.

 

…L’avventura cromatica e segnica dell’artista Anna d’Aloisio Mayo inaugura una novità di stile e di segno che aiuta a stabilire delle corrispondenze emotive tra opera e fruitore. La visione delle opere dell’artista risulta essere oltre che piacevole ai sensi anche all’anima, che si trova sospesa in una dimensione che si confonde con il reale.                           Dino Marasà

 

…Anna dipinge drammi e bellezza. Alcuni di questi quadri, in una mostra mirata, porebbero rappresentare il sorgere del Nudo e dell’anima insieme, come il Sorgere del Sole in una aurora ancora nascosta dalla notte. Alcuni occhi di donna dipinti da Anna d’Aloisio Mayo, vi seguiranno, riapparendo a sorpresa. Come un motivo di canto…                    Giuseppe Selvaggi

 

…E tutto questo attraverso una pittura universale che solca gli oceani e avanza sotto tutte le latitudini. La lezione più importante , anche se non formulata, che ci viene da d’Aloisio Mayo, è che il nichilismo integrale in campo artistico, non esiste, poichè ogni negazione si accompagna ad un’affermazione simultanea. Come rilevato anche da attenti critici la pittrice esalta la sua funzione artistica…         Mario Menghini

 

Anna d’Aloisio Mayo associa il rigore intellettuale, alla ricchezza espressiva e all’enorme potere della sua arte. Roberto Chiavarini Albo Internazionale dei pittori e degli scultori (Italia – Inghilterra – Francia)

 

DE HAAN PAUL

Selfportrait - 2010    olio su tavola 30 x 30

Selfportrait – 2010                       olio su tavola 30 x 30

Nome d’arte di Stefano Agostini, nato a Roma il 27 Maggio 1966.
Pittore autodidatta da sempre ”ossessionato” dal disegno e dalla pittura, dopo circa dieci anni di attività forzatamente limitata, nel 2006 riprende a dipingere “sul serio” e nel 2007 diventa socio del Circolo “Lorenzo Viani” di Ostia. Firma le sue opere con il nome d’arte olandese PAUL DE HAAN.

Ha partecipato a diverse mostre collettive e concorsi Nazionali ed Internazionali riscuotendo buoni apprezzamenti, le sue opere sono state esposte in gallerie di Roma, Milano, Bergamo, Genova e Catania

CRITICA
“La sua figurazione con cadenze espressioniste e le sue atmosfere intimiste, rendono evidente come l’arte sia sempre la rappresentazione di un concetto, di una situazione o di un sentimento”          A. Lozzino - Critico e Storico dell’Arte

“Di sapore fiammingo appare profuso l’intero corpus pittorico dell’artista Paul De Haan, dietro il quale si cela una mente italiana.
Nella rivisitazione dell’arte figurativa olandese e della pittura seicentesca, l’Autore recupera non soltanto alcuni dei soggetti raffigurati da Jan Vermeer, ma anche il complesso linguaggio luministico adottato da Rembrandt. Se dal primo trae spunto per la rappresentazione di tradizionali figure femminili, immerse in un’ambientazione domestica e alle prese con le loro attività quotidiane, dal secondo riprende l’austera espressività della ritrattistica e la drammatica cromia rembrandtiana, i cui toni cupi creano attraenti rapporti luministici di lontana matrice caravaggesca. Sulla scia del Maestro da Leida, talvolta il chiaroscuro viene impiegato in maniera scenografica sulle tele di Paul De Haan mediante vibranti colpi di pennello più evidenti e pronunciati.
Il pittore romano si distingue, tuttavia, dai maestri del passato per la molteplicità stilistica latente e la poliedricità iconografica manifesta.

Dal sacro al quotidiano, dal cromatismo cupo al colore più intenso, dal sociale alla pittura di genere, da ambientazioni congelate a scene di grande gaudio, queste sono le innumerevoli sfaccettature di una personalità alla continua ricerca di sé.” 
                                                                                       S. Falzone – Critico e Storico dell’Arte
MOSTRE RECENTI:

Camera dei Deputati – Sala del Cenacolo Anno 2009
Museo Civico “U.Mastroianni” – Marino (RM ) Anno 2009,2011
Museo d’Arte Sacra Badia S.Salvatore – Vaiano (PO) Anno 2009,2011, 2012
Museo Comunale Antiquarium di Sezze (LT) – 2010, 2011
Biblioteca Comunale Torrita di Siena (SI) – 2010

Palazzo della Corgna – Città della Pieve (PG) 2011

Museo Archeologico “Edilberto Rosa” -  Amelia (TR) 2012

 

 

 

 

 

 

 

DE ROSE ANTONELLA

150° Unità d’Italia - 2010 medaglia, modello in gesso, diametro cm 20

150° Unità d’Italia – 2010
medaglia, modello in gesso, diametro cm 20

Antonella De Rose nasce a Salerno il 7 dicembre 1970.

Appassionata di pittura, autodidatta. Laureata in Lettere. Si specializza in tecniche di catalogazione museale e restauro, di ricerca archivistica e documentale ed in differenti tecniche artistiche: modellazione a bassorilievo e modellazione tridimensionale, smalto, incisione di pietre dure, incisione calcografica e incisione a taglio diretto, cesello e sbalzo, presso la S.A.M. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Roma, dove collabora tra l’altro alla realizzazione del bassorilievo La Beata Vergine di Pompei presentato al Santo Padre Giovanni Paolo II (2004) e realizza il Premio Cinematografico Il Sesterzio d’Argento, Roma.(2007).

Socio dell’Associazione Italiana Arte della Medaglia, Roma e dell’Accademia Internazionale Alfonso Grassi, Salerno; inscritta all’Albo Nazionale Pittori e Scultori italiani; presente nell’Archivio Storico di consultazione dell’arte moderna e contemporanea, Museo delle Arti di Palazzo Bandera Busto Arsizio (VA); inserita nell’Enciclopedia artisti contemporanei “D’Arte” , Guida Artenova tutto il mondo dell’arte e dei suoi protagonisti; Catalogo “Ars metallica”, Editalia (in cui cura anche le biografie dei più  importanti  incisori e medaglisti italiani); Catalogo “Historia Mundi” Collezioni Numismatiche, Biblioteca Apostolica Vaticana ed in altri cataloghi e riviste d’arte. Partecipa a numerosi concorsi nazionali ed internazionali di arti visive, ottenendo prestigiosi premi, attestati di benevolenza e segnalazioni di merito.

Espone in importanti mostre nazionali ed internazionali, tra cui: Artisti del terzo Millennio, Galleria Centro Arte Bologna; Luci, colori e forme del Terzo Millennio; Centro culturale Borges, Buenos Aires; Osvedčenie o ùčasti, Museo Zemplìnske, Repubblica Slovacca; Centenario della Zecca Vittoriano, Roma; La medaglia non ha solo due facce. Movimenti Utopie e contraddizioni de Sessantotto; Villa Chiassi Roma; La Memoria del metallo 150 anni dell’Unità d’Italia Palazzo del Consiglio  Regionale Trieste;  La luce e il segno Coronari Art Gallery Roma. Nel 2012 allestisce la sua prima mostra personale presso la Galleria d’arte “Alfonso Grassi” di Salerno, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica. Nella sua attività di medaglista si fa conoscere in ambito internazionale essendo premiata al Concorso internazionale indetto dalla Zecca Giapponese e al Concorso internazionale “Una medaglia per la Corte Europea, Lussemburgo. Suoi modelli di gesso sono conservati nel Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana

Nel 2011 con l’opera Il mio mondo perfetto risulta tra i finalisti del Concorso mondiale di Arte Contemporanea indetto dalla Cattedra UNESCO di Bioetica e diritti dell’uomo.

Un talento poetico ed interpretativo che si nutre di una sensibilità umana che si indovina ricca e partecipe, fondata su una straordinaria capacità di andare oltre il visibile per toccare l’essenza dei sentimenti. La capacità di rendere poi con vigore interpretativo le sospese atmosfere che caratterizzano i suoi lavori testimonia di un’estrazione culturale plastica e di una cultura visiva attenta ai volumi. Ma al di là di ogni tecnicismo e di una indubbia perizia tecnica quel che più colpisce è la poesia che pervade queste composizioni dall’allure perfetta, come racconti che trasfigurano la realtà per farcene cogliere l’essenza più intima e nascosta, un’Arte che ci apre gli occhi e il cuore.               B. Palomba

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DEBIASI GIUSEPPE

 

4 - dal ciclo Paesaggi estremi - 1999 tecnica mista più oggetti su tavola - 70 x 100
4 – dal ciclo Paesaggi estremi – 1999
tecnica mista più oggetti su tavola – 70 x 100

 

Nato ad Ala, provincia di Trento, nel 1947. Giuseppe Debiasi si è diplomato, in pittura, all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Emilio Vedova.
Dal 1982 espone in numerose gallerie.
Nel 1983 è partita dalla Galleria Spazia di Bologna una mostra itinerante, curata da Luigi Meneghelli, intitolata “Open Line”, collettiva comprendente, oltre a lui Afro, Tancredi, Novelli e Vedova.
Ha creato un ciclo di opere a tema in una cantina vitivinicola e le ha poi allestite all’interno della stessa intitolando l’esposizione “Autunno”, presso la Cantina Endrizzi a San Michele all’Adige in Provincia di Trento; nel 1989 dando l’avvio alla manifestazione Cantine Aperte. Per questa cantina ha creato la linea di etichette ufficiali che sono state premiate a Londra come terze migliori etichette al mondo.
Nel 1991 Rossana Bossaglia lo ha segnalato, sulla rivista “Arte” Mondadori, come uno dei cento migliori artisti italiani dell’anno.
A esposto Roma per la “XI quadriennale”. Palazzo dei Congressi.
All’Arte fiera di Bologna in diverse edizioni.
Al Musèe d’Art Moderne a Strasburg in Germania. All’ottava edizione della Biennale nazionale d’arte contemporanea di Piacenza. Ad Arte Sella a Borgo Valsugana. Ha esposto in Giappone ad Hiroshima. In Spagna al Centro d’arte Contemporanea di Girona. In Trentino Alto Adige ha esposto in due prestigiose gallerie, lo Studio d’arte Raffaeli! di Trento, per numerose volte, e alla Galleria Goethe di Bolzano.
Durante la Prima Guerra del Golfo nel 1991, ha dipinto una tela di 400 metri quadrati contro l’intervento anglo-americano in Iraq intitolato “No – War”. L’opera è stato esposta per diversi mesi sulla facciata dell’ex cinema Roma in Corso Rosmini a Rovereto.
Per il centenario della nascita di Fortunato Depero, ha dipinto un ciclo intitolato “Omaggio a Depero”, opere che rivisitano i periodi storici di Depero. I lavori sono stati presentati in diverse gallerie con delle mostre personali.
Ha esposto con personali in diverse città della Germania quali, Berlino, Monaco, Murnau, Hannover.
Ha esposto nel 1996, assieme a Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, James Brown, Bruno Ceccobelli, Mimmo Paladino, in una esposizione itinerante intitolata “La dimora degli Dei – sacro e dintorni”, la mostra si è svolta alla Casa Anselmi e alla Galleria Ponte Pietra di Verona e a Castel Ganda ad Appiano.
Nel 1998 la sua città natale. Ala, lo ha omaggiato con una grande esposizione dal titolo: “Antologica”.
Sempre nel 1998 a esposto a palazzo Forti di Verona.
Per la Termoidraulica Bertolini, ha creato l’immagine coordinata che comprende la decorazione dei mezzi di trasporto.
Nel 2000 è iniziata una nuova serie di esposizioni itineranti intitolate “Conventi Aperti”, invitando diversi artisti, musicisti e cuochi.
Per la Mercedes ha dipinto la Smart nel 2000.
Nel 2004 ha dipinto un camion per Scania.
Dal 2004 al 2006 ha esposto nella catena di Relax Hotel Italia per la quale è stato pubblicato un catalogo dal titolo “Fiori all’occhiello”.
Nel 2006 pubblica il catalogo “Il torrente ritrovato”, il quale comprende una serie di opere che continuano la sua personale ricerca nell’infanzia e nelle proprie radici che continua anche oggi.
In seguito al suo viaggio in Giappone nel 2008 pubblica un catalogo che contiene i suoi disegni prodotti nell’estremo oriente.

 

 

 

 

 

 

DELLA ROSA SEVERINO

Lago Blu - 2012    pastello su catapaglia  100 X 50

Lago Blu – 2012          pastello su catapaglia 100 X 50

Nasce in Amelia (Umbria), frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Terni, dove presto interrompe gli studi per dedicarsi ad un’arte più incisiva al fine di concretizzare il proprio processo creativo attraverso esperienze nuove, intese come ricerca di un’immagine inedita del colore e dello stile figurativo.

Prima mostra personale a Parigi nel 1975.

Nel 1996 conosce il critico d’arte Federico Zeri, ne nasce un connubio che dura fino alla morte del critico. L’entusiasmo per la tecnica “Sanguigna” suscita nel maestro grande considerazione, riconoscendo nell’arte di Severino Della Rosa, serio motivo di apprezzamento e stima, tanto è vero che conserva nel suo studio il quadro “Pozzo di via Cavour”  1990 come opera di autentico valore artistico da definirlo “finissimo disegno”.

Successivamente, a fronte di un impegno intenso e suggestivo, nel decennio 1997-2007 colma la propria ansia inventiva dedicandosi a volti e a paesaggi, realizzati attraverso la tecnica del “pastello” già di per se stessa oltremodo severa, pur tuttavia sensibile come sempre alle attese, al soddisfacimento privilegiato dell’osservatore attento e scrupoloso, un’opera partecipativa soprattutto contemplata da una raffigurazione assimilabile al vero.

Ora, dal 2008, l’artista con la tecnica del pastello propone scorci immaginifici d’arte contemporanea

che non si collocano più nel figurativo, ma spaziano sullo sviluppo, nei valori assoluti della fantasia come a voler stendere un ponte d’eccezionale portata, nel proporre un’arte nuova, immediata, di dialogo assoluto, gioiosa per chi guarda, capace di attraversare l’aspetto più intimo e nascosto della fantasia.

 

DEMURTAS ARMANDO

Orrubiedda

Orrubiedda

“Armando Demurtas  è  artista umbratile ed istintivo, totalmente integrato al suo ambiente pastorale, del quale gli derivano spaziature di vasti  orizzonti, la luce che avvolge, vanifica e trasfigura le cose in una panica vibrazione, la poesia dell’intimità domestica, l’amore ai ricordi, agli oggetti familiari. In lui rivive l’antico mito di Giotto mandriano, l’ umiltà  poetica della lirica francescana, la commozione religiosa di Segantini per la natura.

E del tutto autodidatta e la sua poetica dedizione all’Arte è frutto di sacrifici, di fede soprattutto, nonostante la dura condizione sociale e I ‘ arretratezza culturale del suo ambiente. II nostro pittore non è un naif, ma al pari di questi sa offrirci  in arte I ‘ ingenua poesia di un ‘ infanzia conservata intatta, miracolosamente.

 Ama le belle accademie di figura, fatte di nudi opulenti e ritratti; ma al misticismo per la bellezza muliebre gli preferiamo la poetica più schietta e più corsiva del suo vero mondo, quello selvaggio e fiabesco della sua Ogliastra, fatta di perastri solitari nella tormenta e di greggi al pascolo, crogiolati di sole, là  dove vive intatta la solitudine sconfinata della natura.

La sua tecnica preferita è  il disegno a penna, in cui vorremmo evidenziare un tratto evangelico del suo carattere. Quella stessa commozione che ci lega di simpatia alla sua vicenda umana, egli sa leggerla nelle cose,  sicché volentieri riconosciamo un diritto di validità poetica alle sue <<nugae>>, alimentate da una sottile e tenue vena lirica che in lui `e sorgiva e schietta e nobile come ogni cosa che la natura ci dona”

       Sabino lusco

 

 

Armando Demurtas  (1921 – 2006) svolse l’attività artistica a Tertenia (OG) suo paese natale.

 

 

 

 

 

 

DEMURTAS ROMANO

L'ogliastrina

L’ogliastrina

“L’arte di Romano Demurtas  è spontanea e genuina, segue propri ideali estetici senza nulla concedere al superfluo o all’artificioso.
Artista versatile e alla continua ricerca di nuovi orizzonti artistici, egli ci regala esperienze di puro piacere estetico. II gusto per i particolari  che contraddistingue tale artista gioca un ruolo fondamentale nel sottoporre lo spettatore ad una personale visione di vita. II punto di vista dell’artista diviene con diversi stratagemmi  il punto di vista dell’osservatore.  I suoi paesaggi sereni e luminosi diventano luoghi dell’anima, del ricordo spontaneo di ognuno di noi. Raccontano, in definitiva, l’esistenza di un mare e di una terra generosi e vitali dalla idilliaca bellezza. In “Costa ogliastrina “, in particolare, colpisce I ‘aspetto selvaggio e isolate del paesaggio brullo e mesto. II risultato finale è assolutamente suggestivo ed esteticamente  appagante. Tutto ciò naturalmente rende Romano Demurtas  un’artista ricco di vibrazioni  estetiche, donandoci  l’impressione di vivere all’interno delle sue opere e di essere parte di un unico grandissimo universo.

” Dott. Nadine Glove”

 

Romano Demurtas , di formazione autodidatta, lavora e opera a Tertenia (OG).

 

 

 

 

 

DONATI TANIA

Barche sulla spiaggia - 2009  olio su tela 60 x 50

Barche sulla spiaggia – 2009         olio su tela 60 x 50

Viene un momento in cui si decide di ascoltarci con più attenzione, nel senso di voler cogliere un rapporto più significativo tra noi e la vita stessa. Questo percorso lo vive Donati Tania che traspone sulle sue tele l’immagine  più entusiasta e solare  di cio’che ci circonda tutti i giorni, la natura.

 Tania Donati Nasce a Cascina in provincia di Pisa il 21 giugno del 1973. Ha studiato a Pisa dove si e’ laureata nel Maggio 1999 con lode in Economia Aziendale-Finanza.

Dal  1999 impiegata di banca. Dipinge soprattutto olio su tela,tecnica da lei preferita.

Da un percorso di studi  artistici ‘ liberi’ iniziato ’ nel 2003-2004 alla IAA di Roma-Rome University of Fine Arts , con passaggio all’Istituto Francese  in Firenze nel 2005-2006 , ha proseguito negli utimi anni a Villa Trossi  Uberti in Livorno – Ardenza con il Prof. David Giroldini.

Ha mostrato le sue tele al Premio Rotonda 2008 in Ardenza Livorno alla sua 56-esima edizione.

E’ stata inserita nel libro Artisti Pisani del 21 secolo del 2008 presentato dal Comune di Pondera a Dicembre 2008 e sul libro Donne dell’arte in Toscana del 21 secolo edito Filippo Lotti –Fabrizio Borghini;

Ha presentato le sue tele ad una estemporanea a Livorno a Natale 2008 alla Fortezza Vecchia , in galleria della Nuova Fortezza,  a Effetto Venezia 2009 , ed ha partecipato alla mostra alla Leopolda di Pisa a primavera 2009.

Inoltre ha partecipato con   le sue tele  al XXVII Premio Firenze 2009  per sezione arti visive in Palazzo Vecchio di Firenze del 05.12.2009, a PisArt a Pisa Expo 2010 alla Stazione Leopolda di Pisa a Marzo 2010,ed e’ stata pubblicata su  agenda 2010 Artisti della Toscana  edizioni Pegaso. Ed ha partecipato al Malastranafestival di Cascina Pisa a Luglio 2010. Inoltre e’ in corso la pubblicazione per visione di alcune tele su un sito internet presso  una galleria in Firenze, ed e’ stata  premiata per il Trofeo delle Fiandre in  Belgio a Bruges per Ottobre 2010. Inoltre ha partecipato nel periodo pasquale  2011 alla mostra a Palazzo Gambacorti del comune di Pisa con l’associazione culturale Fortezza Meraviglia di Livorno  e nel periodo  dal 18  Gennaio al 1 Febbraio  2011 al Salone  internazionale de inverno 2011  a Barcellona con  galleria d’arte di Firenze  centro Storico, come da rivista Accademia n.6 del Dicembre 2010. Porta la tela esposta nel periodo primaverile 2011 alla galleria Il quadrato di Viareggio (LU).Nel 2012 ha partecipato alla mostra del premio della lupa 2012 – Gennaio-Febbraio  al  palazzo pontificio  Maffei Marascotti di  Roma.

 

 

 

 

 

 

 

ERMANNO ANGELO “DIALKAN”

Autoritratto 50 x 70

Autoritratto                                50 x 70

Ermanno Angelo con pseudonimo “Dialkan” nasce a Rionero in Vulture (PZ) nel1972. Consegue il diploma di maturita d’arte applicata nel 1992 presso l’Istituto Statale d’Arte “Carlo Levi” di Rionero in Vulture con votazione 58/60.

Titolo Accademico ad Honorem con medaglia dall’Accademia di Belle Arti di Foggia, attualmente laureando in architettura presso il Politecnico di Bari; fin dall’infanzia esprime attitudini artistiche. Nel 1989, ancora studente dell’Istituto d’Arte, fonda il movimento artistico “Surreastrattismo”.
Dell’evento ne parlano numerosi articoli su quotidiani, settimanali e mensili d’importanza nazionale.

Angelo Ermanno “Dialkan” scrive sul mensile LA PAROLA e sul mensile INFO NEWS  occupandosi della rubrica arte.

L’artista Angelo Ermanno “Dialkan” con la sua genialità mette su tela le immagini che affiorano dall’inconscio.

I quadri sono ponti che collegano la realtà con il mondo interiore. Le opere di Angelo Ermanno “Dialkan” sono la chiave per accedere nella psiche umana.

Fondatore del surreastrattismo